Buongiorno!

Oggi ti racconto di una persona talmente importante per la moda nostrana che, per definirla, si dovette inventare un nuovo termine: stilista. Prima di Walter Albini, infatti, questa parola in italiano semplicemente non esisteva.

Ma partiamo dal principio…

La nostra storia comincia a Busto Arsizio, il 3 marzo del 1941: quel giorno vede la luce Gualtiero Angelo Albini. Figlio di una famiglia benestante, che prevede per lui un futuro radioso, fin da bambino viene indirizzato verso gli studi classici.

Il ragazzo ha però idee diverse da quelle dei genitori: giovanissimo, decide che la sua strada passa dall’Istituto d’Arte, Disegno e Moda di Torino, dove si iscrive nonostante sia l’unico maschio.

Una volta terminato il percorso di studi inizia subito a lavorare. Nel 1958, a soli 17 anni, si trasferisce a Roma per cimentarsi come illustratore di sfilate d’alta moda per giornali e riviste specializzate.

Dopo 4 anni fa nuovamente le valigie e diventa corrispondente da Parigi, dove continua a raffigurare l’haute couture per le riviste di settore, ed ha l’opportunità di conoscere molte figure di spicco della moda del tempo.

L’incontro che gli cambierà la vita è quello con Coco Chanel. È grazie a mademoiselle che il giovane Albini capisce che riprodurre abiti altrui non gli basta più: è arrivato il momento di iniziare a disegnare per quelle collezioni.

Gli anni ’60 rappresentano un periodo di grande fermento in tutta Europa: è l’era del boom economico, del grande sviluppo del settore industriale e tessile, dell’ottimismo in generale.

Dopo una gavetta fatta di giornate e nottate trascorse nell’atelier di Maïmé Arnodin e Denise Fayolle, durante le quali Albini forma la sua personalità ed inizia a sviluppare un proprio stile, l’Italia lo richiama a sé. E lo fa attraverso la voce di Krizia, che lo vuole a Milano come designer per la maglieria del suo marchio. Nei tre anni che trascorrerà dalla signora, avrà modo di condividere il lavoro con un altro giovane di grande talento: Karl Lagerfeld.

Nei primi anni ’70 decide di mettersi in proprio e, grazie ad alcune amicizie influenti, riesce a presentare le sue creazioni a Palazzo Pitti a Firenze.

Poi, compie uno dei suoi gesti rivoluzionari: presenta la sua prima vera collezione a Milano, che di lì a poco diventerà una delle quattro capitali della moda.

La sua carriera decolla, e la sua immagine non è da meno: “un uomo elegante, sofisticato ed intelligente come se fosse un personaggio di Scott Fitzgerald”, lo definirà il giornalista Angelo Flaccavento.

Negli anni Walter Albini reinventa la figura femminile, sperimenta con il total look e la giacca destrutturata, ma soprattutto presenta unimax, la prima idea di abbigliamento basata sull’uniformità di tagli e colori maschili e femminili. Decisamente un anticipatore dei tempi!

Ma Albini non si accontenta di disegnare gli abiti: ammanta ogni collezione di un racconto, segue tutti i passaggi produttivi, inventa la sfilata-show, pubblicizza le sue creazioni mettendoci faccia e personalità: non è, insomma, un semplice couturier.

“Per me ogni vestito ha una storia. Ogni vestito è un momento, una persona, un posto e ogni vestito ha il suo ruolo, come in teatro. Per cambiare vestito bisogna cambiare attitudine e spirito, entrare in una parte”, dice nel 1978 ad Anna Piaggi. È proprio la famosa giornalista di Vogue che sente la necessità di coniare, per definire un professionista tanto eclettico, la parola stilista.

Precursore. Visionario. Dandy. Nottambulo. Festaiolo. Narcisista. L’ultimo degli esteti che vive la sua vita secondo il principio dell’arte per l’arte, ma anche il primo a credere nel Made in Italy e nel prêt-à-porter, dove il gusto italiano, l’abilità sartoriale e la produzione industriale si fondono.

Walter Albini muore presso La Madonnina di Milano nel 1983, ad appena 42 anni, in circostanze misteriose. Qualcuno ipotizza AIDS, qualcuno cirrosi epatica.

“Prima che Giorgio Armani e Gianni Versace diventassero i pilastri della moda del tardo Ventesimo Secolo, c’era un’altra figura: Walter Albini”.

(Jackie Mallo, giornalista, FashionUnited)

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