Buongiorno!

Oggi, a poche settimane di distanza dal secondo anniversario della sua scomparsa, ho deciso di raccontarti la storia di una donna che ha vissuto decisamente fuori dagli schemi, riuscendo ciononostante a diventare una delle bandiere dello stile british nel mondo: sto parlando di Vivienne Westwood.

La signora del punk, diventata mainstream negli anni 2000 grazie all’abito da sposa disegnato per il personaggio di Carrie Bradshaw nel primo film di Sex And The City, nasce a Tintwistle, un antico, grazioso e decisamente tranquillo villaggio inglese, l’8 aprile del 1941.

I genitori, Gordon e Dora Swire, sono due modesti operai tessili, e la piccola Vivienne dai capelli rossi è una brava studentessa.

Nel 1958, però, la sua vita prende una piega completamente inaspettata: la famiglia si trasferisce infatti a Londra. In quel periodo la capitale del Regno Unito è una città ancora legata al suo passato e alle sue tradizioni, ma per le strade e nei club si comincia a percepire un certo fermento: la rivoluzione ribolle, e la diciassettenne Vivienne è pronta a surfarla.

Si iscrive alla Harrow School of Art, dove studia moda e oreficeria, ma abbandona gli studi quasi subito, perché li trova noiosi. Per guadagnare qualcosa lavora come insegnante, per sfogare la creatività realizza gioielli che poi vende al mercato di Portobello Road, a Notting Hill.

A 21 anni sposa Derek Westwood, l’uomo di cui conserverà il cognome fino alla fine: per la cerimonia, disegna e realizza da sola il proprio abito da sposa.

Nel giro di un anno nasce Benjamin, il loro unico figlio.

In quegli anni, un altro giovane inglese sta facendo parlare di sé per via del suo animo ribelle: il suo nome è Malcolm McLaren.

Il ragazzo ha due grandi talenti: uno per il disegno, l’altro per il commercio.

Dall’incontro con Vivienne Westwood nascono una grande storia d’amore, un figlio di nome Joseph e un negozio di abiti inizialmente chiamato Let It Rock.

Il negozio, situato al 430 di Kings Road a Chelsea, diventa in breve tempo l’atelier di Vivienne, che gli cambia nome a seconda del momento e degli abiti che propone: da Let It Rock diventa Too Fast To Live, poi Too Young To Die e ancora SEX, nel 1974. È proprio tra le pareti di SEX che Vivienne, attraverso le sue creazioni, definisce lo stile punk.

Nello stesso periodo Malcolm diventa il manager di una band che, non a caso, prende il nome di Sex Pistols. Inutile dire che a vestirli è Vivienne.

“God save the queen / The fascist regime /
They made you a moron / A potential H bomb”

 

È il 1977, e il brano God Save The Queen dei Sex Pistols è considerato un inno dai giovani inglesi arrabbiati e ribelli: quale momento migliore per cambiare nuovamente nome al negozio e disegnare una vera collezione?

Seditionaries – Clothes for Heroes vende capi in pelle e borchiati, t-shirt illustrate e sfilacciate, spilloni da balia da utilizzare come accessori.

“L’unico motivo per cui faccio moda è fare a pezzi la parola conformismo”, dichiara la stilista.

 

Nel 1981 la collezione Pirate, firmata Westwood-McLaren, arriva in passerella: è l’ultimo gesto che i due compiono insieme, poiché poco tempo dopo si lasciano.

Vivienne Westwood percorre gli anni ’80 in direzione contraria a quella della moda, fedele al suo anticonformismo. Studia la storia del costume e fa suoi alcuni elementi ormai dimenticati, come il corsetto, che inserisce all’interno delle collezioni.

Negli anni ’90 cambia ancora e, nonostante l’irriverenza nei confronti della Regina, viene insignita dell’Order of the British Empire.

Nel 1993 sposa un suo studente di 25 anni più giovane, Andreas Kronthaler.

I due rimarranno insieme e lavoreranno fianco a fianco per oltre 29 anni, fino alla morte della stilista.

 

A partire dagli anni ’90 Vivienne Westwood diventa una vera e propria attivista, esprimendo le sue idee attraverso i suoi capi, e sostenendo cause, ONG ed enti di beneficenza.

Il suo motto ambientalista è: “Buy Less, Choose Well, Make it Last: compra meno, scegli bene, fa’ che duri a lungo.

L’8 aprile del 2021, in occasione del suo ottantesimo compleanno, trasmette da Piccadilly Circus, nel cuore di Londra, un videomessaggio in cui inveisce contro la produzione di armi ed il suo collegamento con il cambiamento climatico: è il preludio fragoroso alla sua uscita di scena silenziosa. Muore infatti l’anno dopo.

“Non ho mai pensato che la moda sia tutto e la fine di tutto. Nella vita c’è molto di più. Però credo sia importante quello che si indossa, perché può cambiare il tuo modo di essere, può cambiarti dentro”.

(Vivienne Westwood)

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