Buongiorno!

Per la terza puntata della rubrica Storie di Fashion, voglio parlarti di Fernanda Gattinoni, una signora d’innata eleganza e proverbiale austerità, cui tanto deve la moda italiana del Novecento.

Nata in una piccola frazione in provincia di Varese alla fine del 1906, appena ventenne decide di sovvertire il suo destino allargando i suoi orizzonti. Per farlo, si trasferisce nella moderna ed affascinante Londra, dove è certa di avere la possibilità di perseguire la sua grande passione: disegnare abiti.

Qui, nell’atelier del ‘Capitano’, lo stilista di origine irlandese Edward Molyneux, impara il lavoro di Mademoiselle, ovvero colei che consiglia le clienti e le aiuta a trovare il proprio stile: un’antesignana dell’odierna stylist, insomma!

La sua bravura è tale da incuriosire nientemeno che Coco Chanel, che la invita a Parigi per un colloquio. A Fernanda quest’altro genere di mademoiselle, nonostante sia una delle più illustri figure della moda di Francia e del tempo, non piace per niente. Declina l’offerta di lavoro e torna in Italia.

Ormai avvezza alle metropoli, decide di stabilirsi a Roma, dove trova subito un impiego, sempre come Mademoiselle, presso la sartoria Ventura di Madame Anna.

Le due donne hanno il medesimo carattere tendente all’Ape Regina, e il sodalizio dura poco.

Nel 1946 Fernanda Gattinoni apre il suo primo piccolo atelier – che ingrandirà nel ’65, spostandosi nei pressi di via Veneto.

Divenuta lei stessa Madame, si sposa e dà alla luce un figlio che amerà moltissimo: Raniero.

Ma il neo-marito non regge il confronto con una moglie tanto indipendente e ambiziosa e, seguendo il cliché più banale che ci sia, scappa con una modella.

Madame prosegue dritta per la sua strada e, negli anni in cui Roma si guadagna l’appellativo di Hollywood sul Tevere, giungono al suo cospetto clienti provenienti proprio dallo star system cinematografico: l’attrice Clara Calamai fa da apripista, seguita a ruota da Anna Magnani, Lucia Bosè, Kim Novak e Lana Turner.

Nel 1956 riceve una nomination agli Oscar. La costumista Maria de Matteis utilizza infatti dei suoi abiti stile impero per il kolossal ‘Guerra e pace’.

Una delle protagoniste, Audrey Hepburn, bussa alla porta di Fernanda, ma tra le due non c’è feeling. Madame ha bisogno di donne senza stile, in qualche modo da plasmare, e Audrey è già… troppo Givenchy!

Si trova invece molto bene con l’altra protagonista, Anita Ekberg, per cui disegnerà anche il mitico abito nero della scena della Fontana di Trevi ne ‘La dolce vita’.

Un’altra attrice molto amata dal cinema nostrano diventerà sua amica e ‘creatura’: Ingrid Bergman.

Può essere che i miei abiti sembrino troppo semplici per una sfilata”,

sostiene Madame,

ma proprio per questa loro semplicità rimangono attuali nel tempo.

Un vestito non è chic se la gente si volta a guardarlo.

Deve passare inosservato e soltanto dopo tre volte che è stato visto, colpire.

La prima dovranno pensare è carino, la seconda è veramente carino,

la terza che meraviglia!

Nel 1993 il figlio Raniero muore a soli 40 anni. Il dolore è straziante, e Madame lo combatte con l’unico strumento che la fa sentire viva e appagata: il lavoro.

Non potendogli lasciare il suo impero come avrebbe desiderato, continua a vivere in atelier e supervisionare l’operato di tutti fino all’ultimo giorno.

Muore nel 2002, a 96 anni, e da allora riposa accanto a Raniero.

Nel 2014 il Comune di Roma ha intitolato un parchetto in suo ricordo, sulla cui targa si legge: “Giardino Fernanda Gattinoni: Sarta e Creatrice di moda

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